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14 settembre
2007 | 07:30
Benini: "da Imola all'Universo"
Dai profumi
della cartoleria Marondoli al ranch del Texas "dove le stelle
brillano di più". Ricordi, pensieri e opere di un artista
americano nato sul Santerno.
Ormai l’Italia e Imola sono alle spalle. Dopo un viaggio lungo
una vita, ha deciso di fermarsi in Texas, in un ranch sulle
colline a poche miglia da Johnson City, tra Austin e
Sant’Antonio. Il suo mestiere è una vocazione: dipinge e
realizza sculture. Nel ranch, che fu di proprietà del presidente
Lyndon B. Johnson, ha realizzato un
parco di 140 acri costellato di sculture di amici e artisti
stimati. Qui ha costruito il suo studio e vive con la moglie
Lorraine dal 1999. Oggi è una fondazione, dove - afferma con
orgoglio – “le stelle brillano di più. Mi sono fermato in questo
paradiso e da qui non mi muovo se non per accompagnare le mie
mostre”. Ora si fa chiamare solo
Benini e, dopo essere stato l'artista delle rose, dipinge
opere che appaiono tridimensionali. Il suo italiano è segnato
inesorabilmente dall’accento americano. Classe 1941, di origine
imolese, alcuni dei suoi quadri sono conservati nelle collezioni
di decine di musei internazionali, tra cui anche alcune
collezioni italiane importanti come il Castello di Rivoli di
Torino. L’Italia l’ha lasciata agli inizi degli anni Settanta.
Tuttavia non sembra rimpiangerla affatto: “La sola idea di
atterrare in Italia mi fa rabbrividire. – spiega con distacco -
E’ un paese così retrogrado”. Ha vissuto la sua vita
intensamente come un’avventura alla Kerouac dove si susseguono
incontri con personaggi importanti: dai protagonisti dei
movimenti artistici della Pop art e dell’Arte povera italiana a
politici di rilievo internazionale come Bill e Hillary Clinton.
Nonostante tutto tracce di sangue romagnolo emergono dal fondo
dell’inconscio, ma solo a brevi tratti, in alcune parole di
dialetto schietto pronunciate in mezzo ad un discorso in |
Come ricorda Imola?
“Le prime memorie di Imola risalgono alla seconda guerra mondiale il
freddo le paure e il grigio delle uniformi tedesche e poi l’asilo del
Sacro Cuore, il profumo della cartoleria Marondoli e la ceramica. Una
volta partito, sono tornato a Imola qualche volta, negli anni Cinquanta
per visitare i parenti e sono sempre rimasto sorpreso dalla crescita
della vecchia ‘Iomla’.
Dopo una serie di mostre - anche importanti - ha lasciato l'Italia,
per quale motivo?
“La mia curiosità mi spinse a lasciare una vita prevedibile in Italia
per le avventure senza limiti che il mondo sconosciuto mi poteva fornire.
Come pittore italiano all’estero sono stato sempre benvenuto, prima in
Europa poi negli Stati Uniti”.
Quali sono i grossi personaggi incontrati nella sua carriera?
“Dopo i primi incontri a Milano e Torino con i maestri dell’arte povera
alla fine degli anni Cinquanta mi trovai in Inghilterra, Francia e
Germania dove altre tendenze si stavano sviluppando. Mi resi conto
allora che l’unica direzione del mio pellegrinaggio nell’arte puntava
all’interiore del mio essere. Questo viaggio di scoperta mi ha portato a
conoscere un numero enorme di personaggi famosi e interessanti”.
Ha conosciuto Leo Castelli, il più importante dei mecenati dell’arte
del Novecento. E’ stato determinante per la sua carriera?
“Conobbi Castelli a New York. Era il 1965 proprio quando dopo
l’Espressionismo Astratto, lui stava introducendo i nomi nuovi della Pop
art. Nonostante non avesse interesse ai miei lavori (di un realismo
sociale a quel tempo) mi spiegò che il suo criterio di scelta era la
novità del soggetto e della tecnica. Fu dopo questo incontro che
cominciai a dipingere le “super rose” che mi tennero occupato fino al
1986, anno in cui diventai cittadino americano”.
Come e quando è nato il suo interesse per le forme geometriche?
“Quando mi accorsi che mi catalogavano come il pittore delle rose, le
abbandonai di colpo e mi inoltrai nel campo più rigoroso e meno
ammiccante della geometria e dell’illusione della tridimensionalità”.
Come è avvenuto il suo incontro con la famiglia Clinton?
“In questo periodo lasciai la Florida e mi trasferii ad Hot Spring, una
città termale nel Parco Nazionale, dove Bill Clinton era cresciuto. Sua
madre appassionata dell’arte diventò una nostra amica. Ogni mese veniva
a casa nostra a mangiare le lasagne cucinate da Lorraine. Bill e Hillary
poi si trasferirono a Washington, come si sa. E il resto è storia.
Hillary ha comunque un’intelligenza, una forza emotiva e morale che
forse sorpassa Bill”.
Nei suoi ultimi lavori sembra emergere una personalissima
spiritualità ... mi sbaglio?
“Ho continuato ad esplorare l’ignoto dalla cima della nostra collina nel
mezzo del Texas, dove di notte le stelle brillano in modo straordinario
con un continuo invito alla ricerca. La serie che ho cominciato con la
tela ‘Corteggiando il Kaos’ si è trasformata nei volti di Dio. Questi
lavori non hanno ambizioni religiose. Il concetto di un Dio utile è
arcaico e assurdo. Questi quadri probabilmente riflettono il mio
interesse per l’ignoto che continua ad affascinarmi. In un certo senso
la mia è stata una vita da ‘Imola all’Universo’.
Stefania Mazzotti
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